Racconto – Roberto Gomarasca – Le Vene Aperte dell’Europa

Autore: Roberto Gomarasca

Titolo: Le Vene Aperte dell’Europa. Diario d’Islanda 2013.

Viaggio: Scoprendo l’Islanda. Gran Tour 15 giorni. Dal 29.06 al 13.07 2013.

Diario d’Islanda 2013

Giorno 1

Giornata leggera e spensierata. Inizia l’avventura. Il Gigione ci raggiunge a casa mia dove Gio ha dormito pacificamente e poi ci si trova a Malpensa con Marco. 90 minuti in coda al check-in ci costringono ad uno shopping alcoolico velocissimo ma le nostre 8 bottiglie di vino ed una di Braulio riusciamo a portarle in aereo. Annusiamo un po’ l’atmosfera per cogliere i volti dei 4 compagni di viaggio ma non riusciamo a capire granché. Dopo 4h20’ di volo atterriamo a Keflavik alle 16.45 locali, 10C di temperatura. Prima impressione positiva. Conosciamo Massimo, Nadia, Fabio e Michela, nostri compagni di viaggio. Ci accoglie Stefano, un ragazzo partenopeo e parte toscano che sarà la nostra guida per 15 giorni. Ci dice che faremo il giro inverso rispetto al programma annunciatoci (dunque lo faremo in senso anti-orario). Mette subito in chiaro chi cucinerà (Marco leggermente preoccupato…) e ci sistema alla Guesthouse Aurora (buone stanze e bagni in comune puliti). I Fantastici 4 dormono insieme, ovviamente. Giordano (l’uomo torcia), velocissimo nei suoi spostamenti, Luigi (l’Uomo Allungabile) data la sua statura, Marco (la Cosa) la vera roccia del gruppo e, chissà perché?, a me capita sempre il ruolo della Donna Invisibile… Pazienza!

Cena in centro tutti insieme al Grillhusid e poi 4 passi in centro per scambiare 4 chiacchiere e, sotto uno splendido sole di mezzanotte, raggiungiamo l’Harpa (Opera di Rejkyavik). Visita anche dall’interno (ma questi Islandesi, d’estate, non dormono mai?) e birretta in un pub lungo la Laugavegur (via principale) dove possiamo ammirare meravigliose ragazze locali alternate ad altre che hanno esagerato un po’ con burro e birra nella propria dieta quotidiana.

Al rientro in guesthouse la prima sentenza: l’acqua fredda del rubinetto è davvero buona, l’acqua calda puzza di zolfo.

 

Giorno 2

 

Sveglia ore 7.00, ottima colazione all’Aurora. Facciamo conoscenza con lo Skyr, tipico yogurt islandese di gusto e consistenza ben diversi dal ben più famoso squirt… Primi approcci con turiste straniere (ragazza tedesca che ha perso il bus), giusto per entrare in clima. Stefano arriva con una super-spesa già fatta e Marco inizia a caricare i bagagli e dare il meglio di sé (cosa che farà anche in cucina in supporto a Stefano). Prima sosta lungo il tragitto per vedere carne di merluzzo e squalo essiccata. Davvero una distesa! Peccato l’odore non gradevole e gli insetti tutt’intorno. Ci dirigiamo verso il Lago Kleifarvatn dove varietà di colori ed ottima luce infiammano i nostri fotografi, da Fabio a Gio, da Marco a Max. Ci fermiamo 20/30 min. La tappa successiva sono le fumarole di Seltùn (che, nonostante la pronuncia, non si trovano in provincia di Bergamo). Un’oretta di sosta, nessun impegno extra per vederle ed anche all’odore di zolfo ci si abitua abbastanza facilmente. Bellissima la vista del lago successivo dalla fumarola più alta (anche se il sottoscritto non la raggiunge a causa di un’incomprensione con Stefano).

L’attività vulcanica risulta da subito davvero sorprendente; ne consiglio quindi uno studio pre-partenza anche solo approssimativo, giusto per avere un’idea di base della straordinarietà del suolo Islandese.

Passate le fumarole, ta-daa!, primo trekking a Rejkyadalur. 80’ a salire, 60’ a scendere. Obiettivo: il bagno nei ruscelli d’acqua bollente. Bella “location” davvero! Le prime pozze sono più accessibili in quanto a temperatura, quelle più in alto sono un po’ più calde (“’Sti cazzi!”, la mia decisa esclamazione di sorpresa). Una volta asciugati e ridiscesi, ripartiamo e ci fermiamo nei pressi del famosissimo Ejafyallajokull, il vulcano che, grazie alla sua eruzione, causò la sospensione dei voli in tutta Europa per qualche giorno nel 2010. Intanto il gruppo diventa più coeso grazie alla reciproca conoscenza durante le ore passate sul minivan. In serata approfittiamo di tre orette di pace per un leggero bucato ed una passeggiata. Si dorme in una scuola adibita ad ostello molto ben curata nei pressi di Selfoss. con letti a castello. Nel campetto di calcio adiacente 4/5 fuoriclasse iniziano a dare dimostrazione di eccellenti doti tecniche ed ottimo stato di forma con una partitella resa un pochino più difficile dal “dettaglio” di indossare scarponi invece che calzature appropriate…

Cena a base di ottimo salmone e lezione di “Braulio” tenuta dai gaudenti mescitori.

 

Giorno 3

 

Partenza ore 8.50 dopo una nottataccia (dormito nulla!!!). Si fa benzina e si parte per una giornata che sarà entusiasmante quanto impegnativa. Vedremo le prime vere cascate non sapendo che ne vedremo moltissime e tutte diverse ed affascinanti. Iniziamo bene con la Seljalandfoss, una cascata che ci permette di ammirarla anche da dietro (l’unica che ci mostra il lato B, insomma…) e che infatti viene ampiamente fotografata. Davvero suggestiva. Passiamo davanti al geyser più finto d’Islanda (un semplice tubo bucato) ma che raccoglie foto ed appostamenti  di sorridenti giapponesi per poi raggiungere in pochi minuti di cammino la Gljuflafoss, anch’essa suggestiva assai in quanto “nascosta” tra diverse pareti di roccia e dunque semi-invisibile. Dopo questi 45’ spesi alle due cascate dove consiglio di portarsi un k-way per gli spruzzi d’acqua (ma anche in tutte le cascate successive) ed un foulard o simile per coprirsi viso ed orifizi (naso ed orecchie) dai fastidiosi micro-moscerini. Felici e ben disposti ci dirigiamo alla Skogafoss, la più imponente e paesaggistica, ai lati della quale parte un trekking di circa 50’ per arrivare alla 4° e 5° cascata. Il percorso che si chiama Vimmvorduhals è leggermente impegnativo all’inizio a causa dei gradini e del vento (altro immancabile compagno di viaggio). Il trekking è però complessivamente facile:  scarponcini alti d’obbligo in quanto il terreno è scivoloso e ghiaioso. Ovviamente panini ed acqua per una sosta riposante in un punto a scelta riparato il più possibile dal vento. Dopo 40’ di discesa si torna a valle (vento, vento, vento…) e Stefano ci guida in una piscina naturale d’acqua calda che ci godiamo davvero. Grande Ste! Peccato il pessimo timing con un gruppo di deliziose ragazze in arrivo proprio nell’istante in cui noi ci dirigiamo verso il minivan…Per consolazione andiamo a vedere un arco nella roccia sull’oceano atlantico (Dyrholaos) ed adiacenti della meravigliose formazioni basaltiche che rendono il sottoscritto felice quanto un bambino al parco-giochi grazie alla “formazione” avuta da un amico anni prima (mi ha fatto una testa così con i basalti ed ora sono qui sotto i miei piedi, fantastico!!!), tant’è che mi sento in dovere di chiamarlo per renderlo partecipe.

Il graziosissimo Puffin Hostel (piccole camere doppie ma NON quadruple) di Vik ci rende felici. Mi approprio della camera più buia, seppur davvero minuta, per lasciare Marco in balìa di una notte soleggiata come non mai. Il mattino seguente sarò nei suoi pensieri e, credo, non sarò il migliore dei suoi amici. In attesa dell’ennesima performance culinaria di Stefano a base di agnello (wow!), ci beviamo una birretta (Thule, come nell’ultimo album di Guccini, una gradevole coincidenza) che ci apre lo stomaco e rendiamo così onore alle fatiche di Stefano. Dopo il lavaggio-piatti con Nadia, il sottoscritto si gode una serata soddisfacente e, oserei dire, romantica in compagnia di…un Braulio, tanto per cambiare.

Nascono così le prime considerazioni su questo viaggio anche dopo aver riflettuto ad alta voce con Max. L’Islanda affascina, se non per la sua storia, per la sua conformazione geologica. E’ un paese “dinamico”; i suoi vulcani, le sue fratture, i suoi spazi, le sue acque ti parlano del mondo. Le dinamiche del pianeta intero sono racchiuse qui e sono maledettamente evidenti. NON si può NON riflettere. L’Islanda ti spiega e tu devi capire perché la lezione è facile. La dorsale oceanica su cui si posa è la chiave per porsi un sacco di domande e l’Islanda ci invita a capire le risposte. Un vero libro a cielo aperto. Affascinante, divertente, appassionante.

In questa occasione registro con sommo piacere la “sentenza” di Max che mi farà da “faro” per tutto il viaggio spingendomi ogni volta a riflettere ed anche una volta tornato a casa: “L’eruzione vulcanica: la manifestazione più evidente della potenza e della violenza della natura”. Sintetico. Perfetto.

 

Giorno 4

 

Partenza da Vik ore 9.00. Dopo un’abbondante colazione siamo pronti per partire. Ognuno al proprio posto. “Chiudo?” urla Michela con la sua vocina da Zecchino d’oro. Non urla invece Max nel momento in cui si ritrova le dita schiacciate nella portiera ma la “danza” che segue mostra doti inaspettate di ballerino rap-capoeira-breakdance.

Appena Max si sente meglio ci dirigiamo per circa 140 km in direzione Vatnajokull, il più esteso ghiacciaio d’Islanda e terzo più grande della terra. L’atmosfera è decisamente positiva tant’è vero che il Gigione ed io insceniamo un “pogo” moderato durante il tragitto in minivan sulle note di Billy Idol. Ci fermiamo a Skeidaràrsandur dove un’eruzione causò nel 1996 un’inondazione che spazzò via gli iceberg e causò un deciso cambiamento tutt’intorno travolgendo addirittura un ponte. La visibilità venne a mancare per qualche ora anche a causa del maltempo…

Comunque il trekking di oggi si rivela davvero splendido: 150 minuti di cammino che ci portano alla Hunerfoss (Cascata del Cane) ed alla Svartifoss (Cascata Nera) completamente circondata dai basalti. Il sole ci accompagna e ci regala momenti di gioia intensa. Giungiamo alla lingua del  ghiacciaio Skaftafell. Un po’ di freddo ma la vista è grandiosa. Immancabile foto con la sciarpa “La Brianza siamo noi”  che sta a significare che non tutti i brianzoli sono ottusi e pensano solo ai “danée”.

La camminata non è difficile ed è decisamente emozionante: i colori si sovrappongono ed i contrasti sono di impatto. I panini, la frutta, l’acqua e le ormai immancabili ed apprezzatissime barrette energetiche rendono il tutto liscio e rilassante. Ovviamente un ricambio ed un paraorecchi (credo più utile dello stesso cappello di lana) sono fondamentali ma di problemi neanche l’ombra.

Durante il tragitto di ritorno è davvero fantastico fermarsi ad ammirare il panorama infatti lo facciamo più e più volte. Questi sono i momenti in cui, personalmente, penso al traffico di Milano nell’ora di punta e magari a novembre in pieno smog in modo da avere ben chiaro il contrasto con la purezza del luogo in cui sono…

Il tragitto minivan-trekking-minivan dura 2h30’.

Una volta scesi a valle, pranzo al Visitor Centre e poi ripartenza. Numerose le soste per fotografare i panorami.  Tra queste una bella sosta ad una laguna con iceberg e poi via alla volta dell’esperienza ghiacciaio da vivere calzando ramponi. Per molti di noi era la prima volta ed è stato utile per capire quanti e quali rischi si possano correre camminando sui crepacci della terza massa di ghiaccio più grande del pianeta. E’ stato l’unico momento in cui ho visto Stefano davvero teso in tutta la vacanza.

Ultima sosta della giornata (un’oretta) alla laguna di Jokulsarlon con iceberg davvero suggestiva forse anche per l’orario serale e la luce ottima. Un plauso a Stefano per averci portato nei punti di interesse nei momenti in cui c’era totale assenza di turisti.

Ultima ripartenza serale ed è in questa occasione che Marco pronuncerà la battuta più felice di tutto il viaggio: a domanda di Nadia relativa al bucato ed ai simboli relativi al lavaggio sui capi di vestiario “Tu te ne intendi di simboli?”, Marco risponderà, spiazzando tutti: “Certo, sono stato a Ichichenitza!”. Se è vero che Max non dimenticherà mai questo momento (ne riderà per tutti i giorni a seguire), è altrettanto vero che io non dimenticherò mai la faccia di Max in questa occasione! Difficilmente ho visto qualcuno esplodere a ridere con maggiore gusto.

L’unico sforzo ulteriore  sarà quello di alzare la forchetta per una pasta serale letteralmente divorata dai commensali.

 

Giorno 5

 

E’ il gran giorno: camminata prevista di 5 ore nell’area di Stafafell.  Sarà il trekking più impegnativo dell’intero viaggio ed il clima non sarà proprio a nostro favore.

Le spaccature del terreno e la diversa consistenza dei sentieri (che morbidi certi prati di muschio…) sono davvero interessanti. Si torna al discorso del libro di geologia a cielo aperto.

Attraversiamo anche un paio di volte lo Jokulsa i Loni a piedi nudi e la temperatura dell’acqua è tutt’altro che calda. Ma, stoici, sopportiamo ed ammiriamo il suo canyon. In serata conosciamo la ex moglie di Stefano ed i suoi figli. Tutti gentilissimi, vivono in un posto con un panorama (anche geologicamente) meraviglioso e visitiamo un piccolo museo gestito da loro. Scopriamo poi che si possono acquistare Puffin imbalsamati e Giordano ci farà più di un pensierino.

Arriviamo in un bell’ostello in mezzo al nulla ed ottima cena, tanto per cambiare a base di ali di pollo. Il Braulio ci congeda, ahinoi, ma una splendida sorpresa post-pasto ci rende la notte gioiosa: una renna si trova nel prato adiacente il nostro. Rimango colpito dalla testa enorme e dalle corna asimmetriche. Il binocolo è servito a qualcosa. Divertente la reazione di Max all’annuncio della vista dell’animale subito dopo aver tolto le lenti a contatto: “Porca troia!”, la sua esclamazione. Impossibile, invece, riproporre l’espressione del viso.

 

Giorno 6

 

Ha piovuto tutta la notte e ci aspettano molte ore di bus sotto la pioggia. Ci si mette anche un misunderstanding con Maria, colei che gestisce il maneggio dove andremo a cavalcare questi cavalli islandesi davvero particolari. Insomma non facciamo il “corso” delle 11 nella sede B ma lo faremo verso le 14 nella sede principale. Meglio così! Veniamo seguiti molto di più ed inoltre guidati nel rapporto con il cavallo (la mia si chiama Freyja, il nome di una principessa islandese) e nella “guida” dello stesso. Anche l’ambiente è molto bello. Attraversiamo fiumi, boschi e radure sia al trotto che al galoppo. Divertente ma estenuante ed infatti abbiamo tutti una fame incredibile. Socializziamo durante il pranzo ed uno dei collaboratori (finlandese) ci “gratifica” con la sua voce da opera… Dopo i doverosi saluti, ci avviamo verso Myvatn  (My=zanzare, Vatn=lago) dove arriviamo verso le 20,15 ed alle 23,30 ce ne andiamo a dormire nel bungalow, finora il posto peggiore per spazi, temperatura e comfort dove abbiamo dormito. La cena a base di pollo, pesto e mozzarella ci rende il tutto un po’ più gradevole. Facciamo anche il bucato a 10€ per 18 kg. Wow!!!

 

 

Giorno 7

 

Partiamo puntualissimi alle 9 (che tedeschi!) dopo una notte in cui, nonostante tutto, ho dormito abbastanza bene. Inciso: se Roby dorme bene, russa. Se Roby russa, compagni di stanza abbastanza felici… Dettifoss è il nostro obiettivo. Basalti e acqua la fanno, ovviamente, da padroni. Selfoss brilla sullo sfondo. Cascate sempre diverse e sempre affascinanti altrimenti non si spiegherebbero i lunghi appostamenti dei nostri reporter. Dall’acqua al “fumo”  delle fumarole di Namaskard ed appassionante escursione al vulcano Hverfjall. Bello davvero! L’emozione della mia prima volta su un vulcano. Affascinante! E’ come studiare geografia e storia insieme. Il meritato riposo ce lo godiamo alle terme di Jardbodin, un po’ turistiche,  e rientriamo al nostro micro bungalow dove una buona pasta al ragù ci attende e ci sazia (siamo davvero voraci a tavola…). Cena divertente e birretta finale per chiudere una giornata “ricca”. Inoltre, Giordano ed io siamo ormai innamorati della panna liquida locale. Ogni occasione è buona (banane, torte, pesche, ecc…) per versarne in quantità sesquipedali.

 

Giorno 8

 

Iniziamo la giornata con un bel giretto al bosco degli Elfi. Molti reputeranno questo giro anche superfluo. Restano interessanti le curiosità: l’esistenza di diversi Babbi Natale. I 13 figli di Gryla e Leppaludi, e i loro nomi sono davvero strani: il Leccacucchiai, il Rubasalsicce, lo Sbattiporte (per svegliarti in maniera violenta) sono solo alcuni di loro. La notizia che lo stato Islandese li riconosce come religione ufficiale (in estrema sintesi) è davvero singolare. Resta un bell’argomento di discussione. Dopo una breve passeggiata fuori programma lungo un laghetto in cui dei fastidiosissimi moscerini la fanno da padrone raggiungiamo Godafoss (bella davvero) ed alle 14,30 siamo ad Akureyri. Akureyri vale 2 notti! Shopping, passeggiate e cena a base di sogliola o trota salmonata da Noa (29030kr in 4, 46€ a testa con vino, caffè e dolce). Ostello bello e centralissimo (sebbene Akureyri non sia Buenos Aires…) e finalmente un po’ di f…anciulle locali che fanno parte anch’esse delle meraviglie naturali di questa deliziosa isola vulcanica. Tutto ciò comporta decibel più alti dovuti all’alcool ed alle “balere” sottostanti che tolleriamo serenamente.

 

Giorno 9

 

Ore 9 partenza (inutile sottolineare ormai la nostra teutonica puntualità) per il fiordo di Eyjafjordur, parallelo al fiordo di Husavik a “caccia” di balene. Bene l’organizzazione della barca, ottima la giornata! Il sole ci accompagna per tutta la navigazione, il mare non ci disturba e nemmeno il vento ci è nemico. Vediamo uno splendido esemplare di Humpback Whale che “volteggia” dinanzi a noi (bravi i nostri fotografi!) ed in più ci mostra il ventre e le pinne. Decisamente uno spettacolo difficile da dimenticare. Finalmente un po’ di fortuna dopo tanti anni in viaggio con gli dèi che ci remavano contro. Sulla via del ritorno provo anche a pescare merluzzi ma porto a casa solo una figuraccia. Alcuni addirittura stanno male in barca, mah???

Torniamo a terra soddisfatti, ci svestiamo degli abiti da marinaio e iniziamo un lungo viaggio in bus in cui le barrette energetiche sono ormai il nostro pasto preferito (verso sera riscuotono maggior successo patatine e noccioline). Sosta a Glaumbaer (Patrimonio Culturale dal 1947) per appropriarci di un po’ storia islandese. Casette originali in torba abitate fino a metà del secolo scorso, spettacolino danzante pro-turisti e altre notiziole e curiosità sullo stile di vita Icelandic. Apprezzatissima da tutti la ragazza che preparava il burro nella ricostruzione della vita dell’epoca J.

Arriviamo alle 17,30 a Reykholar dopo 3h30’ di viaggio in mezzo ai fiordi. Bella ed accogliente la guesthouse con spa bollente nel retro. Conosciamo dei simpatici birdwatchers ScozzIrlandesi e la sera dopo una cena a base di maiale (ennesima performance del duo Stefano-Marco) giochiamo a briscola. La coppia Giordano-Marco si impone di misura su Luigi-Goma ma solo perché il nostro Gigione “entra” tardi in partita. Indimenticabili oltre che incomprensibili le scelte di gioco di quest’ultimo che regalano momenti di estrema ilarità ai 4 giocatori. Che ridere!!! Nel frattempo a fianco si consuma un momento di “aggressività verbale” da parte di Michela nei confronti di Nadia…

 

Giorno 10

 

Ore 8.30 si parte. Lungo una strada impervia ma molto affascinante (alcune soste per fotografare sono quasi doverose) raggiungiamo Latrabjaerg, estremo occidente d’Islanda! OGGI è uno dei giorni più belli della mia vita! Non sto esagerando. Ho inseguito le Pulcinelle di mare nei miei viaggi senza mai vederle: in Norvegia ero troppo a sud, in Scozia abbiamo trovato un tempo da lupi e l’escursione è saltata, in Irlanda non avevamo tempo. Oggi sono qui davanti a me. A pochi centimetri dal mio naso. Non scappano. Sono bellissime! Ovviamente la delizia dei fotografi. Anche a me esce qualche scatto davvero bello. Il vento non dà minimamente fastidio. Per certi versi sono in “trance” o in contemplazione. E’ bello sapere che la stessa emozione è condivisa dai miei compagni di viaggio. Non dimenticherò mai questa giornata. Ne sono certo. Il viaggio verso Breidavik è tutto un riguardare le proprie foto e quelle altrui. Arriviamo presto all’ostello e ci godiamo la spiaggia scherzando con le aggressive sterne nel passaggio sul sentiero: non te le tocco le tue uova, tranquilla! La cena è tipica “islandese”: risotto con i porcini… Carte e whisky per concludere la serata.

 

Giorno 11

 

Dormito da Dio!!! Avrò sognato i Puffins? Ore 8.30 la chiave accende il minivan e si va verso il fiordo di Patreksfjordur ma prima (grande Stefano again!), camminata impegnativa (3 ore) ma godibilissima per vedere le foche sulla spiaggia di Raudisandur. Risalita con diverse pause e foto e poi bella sosta all’ ennesima cascata, sempre diversa e sempre bellissima, di Dyniandi. Da vedere!!! Piccolo esempio di civiltà: spazzole pulisci-scarponi alla base della camminata. Prima di prendere il traghetto ci fermiamo in una stazione di servizio dove Nadia e Marco ci attenderanno in compagnia del gioioso personale (ragazze tristissime!) mentre noi ci sollazzeremmo in una pozza d’acqua bollente (naturale, quasi inutile sottolinearlo). Il sottoscritto, in omaggio al suo passato da rugbista, coglierà l’occasione per mostrare il proprio fondoschiena ai poveri malcapitati…

Ore 19 il traghetto ci ospita e ci dirigiamo a Grundafjordur dove dormiamo in una sorta di appartamento. Bello! Cena di mezzanotte a base di pasta, prosciutto e funghi (avete presente le cavallette???) ed il Gigione si abbandona tra le braccia di Morfeo sognando le meraviglie della natura incontrate sul traghetto…

 

Giorno 12

 

Solita sveglia e nubi tutt’intorno che ci annunciano un “Buongiorno!” davvero poco intrigante. Vacca boia! Si rivelerà la giornata più fredda di tutta la vacanza. Vacca boia again!

Direzione Arnastapi , villaggio di pescatori dove, d’estate tornano gli uccelli migratori da dove iniziamo una camminata di 90’ che sarebbe splendida (lo si capisce) se non fosse per il pessimo meteo. Davvero particolari le sculture naturali prodotte dalle onde del mare. E’ vero, e su questo concordo con Max, che tutto è più drammatico ed affascinante e ti aspetti di vedere Eric il Rosso e la sua nave vichinga che viene a farti l’inchino (senza i pessimi risultati de noantri, si spera…) ma il vento penetra nelle orecchie (ma come fa? Siamo bardatissimi…) e la pioggia a tratti (direi, schiaffi d’acqua gelata in faccia) è davvero fastidiosa. Arriviamo ad Hellnar avendo fatto anche foto decenti e da lì, con Stefano che nel frattempo ha spostato il minivan, ci dirigiamo alla piccola baia di Dritvik. bella la sua acqua verde. Percorriamo anche per gioco un labirinto dopo che Max è riuscito a vedere una volpe polare. Nel frattempo gli acciacchi di Marco e Giordano li costringono all’attesa sul van e, causa maltempo, decidiamo di annullare l’ascesa allo Snaefellsjokull (non vedremmo alcun panorama) e facciamo la scelta opposta: scendiamo nelle grotte di Vatnshellir (meno di 10€ l’entrata). Un freddo ed un’umidità micidiali non impediscono di goderci l’ennesima attrattiva della vacanza ma…che gioia il rientro in ostello ad asciugarci.

Doccia, cena e dopocena a sorpresa per i più intraprendenti: Stefano ci invita a casa di amiche per 4 chiacchiere ed un paio di birre. Conosciamo Giuseppe (protagonista suo malgrado del servizio di PIF per MTV). Si inizia parlando di sogni, dubbi, paure e speranze e si finisce parlando di sesso, vero traino dell’umanità tutta ed argomento universalmente riconosciuto piacevolissimo. Risate ed alcool (neanche troppo…) ma non faremo troppo tardi in quanto la giornata successiva si rivela impegnativa. Rimane la sensazione di aver lasciato un buon ricordo ma anche la consapevolezza che, con più tempo a disposizione, ne avremmo lasciato, forse, uno addirittura migliore…

 

Giorno 13

 

Riprendiamo il minivan per salire in cima al vulcano Eldborg dove restiamo poco tempo per evitare un gruppo di lentissimi turisti nord americani durante la discesa. A differenza dei vulcani precedenti, uno colmo di un’acqua verdissima, l’altro nero cenere, questo risulta ricoperto da una fitta vegetazione multicolore. Curiosa l’uscita dal sentiero ostruita da mucche variopinte. E’ bello ricordare le innumerevoli foto fatte durante una sosta a degli splendidi esemplari di cavalli islandesi. Ci dirigiamo poi all’impressionante sorgente di Hraunfossar e alla cascata di Bjarnefoss sul fiume Hvita, curiosa per un arco visibilmente mancante causa, narra la leggenda, colpo inferto da una madre dopo che i propri figli caddero dal suddetto. Raggiungiamo uno dei posti più importanti e famosi di tutta Islanda, Pingvellir, antica sede del primo parlamento e punto di incontro della dorsale oceanica che attraversa l’Islanda e quindi luogo in cui si trova la faglia che separa l’Europa dall’America. Posto affascinante, panorama mozzafiato, i turisti non mancano di certo e momento di riflessione obbligatorio sia per motivi storici che geologici. Tengo a sottolineare che il confronto verbale avuto con Max mi ha arricchito e incuriosito. In sintesi mi ha “sbriciolato” qualche certezza e mi ha creato qualche punto interrogativo grande come Menhir. Fantastico!

Mi sembra così abbastanza consolidato il mio pensiero: le “vene aperte” del Sudamerica sono i drammi tuttora irrisolti. In Europa invece abbiamo una grande chance: studiare l’Islanda, il suo territorio, i suoi movimenti, le crepe, le curve,, gli strati, i suoi sbuffi, le sue lamentele, i segnali che ci lascia come monito, come momento di riflessione. Solo allora, quando avremo capito quali sono le “vene aperte” dell’Europa, della sua civiltà, quando avremo capito che l’Islanda ci ha “parlato”,  quando avremo “letto” questo libro scritto milioni di anni fa e tuttora attuale potremo capire quali sono i veri problemi da risolvere, potremo capire la storia di tutti.

Proseguiamo il nostro cammino su gomma nel Circuito d’Oro e raggiungiamo la cascata d’oro, Gullfoss. Che dire? Che è uno spettacolo anche se ormai mi sento quasi banale negli aggettivi e nei commenti. Giordano attende quei 5 minuti in più (ah, vecchia volpe!) che gli permettono di fotografarla con l’arcobaleno.

Una delle ultime tappe del viaggio ci porta là dove ammiriamo uno dei motivi per cui l’Islanda è universalmente famosa: i geyser! Lo Strokkur è il vero “idolo” con la sua bolla enorme e la sua esplosione cada 4-8 minuti. Lo Stori-geysir con i suoi 10.000 anni è ormai spento. Notte a Laugarvatn con la nostra camera perfettamente posizionata davanti al bagno femminile ma nessuna gioia “extra” rende onore alla nostra postazione strategica ed alla nostra vista. L’astinenza ormai bisettimanale ci rende campioni di bravura e fedeltà e le “allucinazioni” ormai si susseguono.

Giorno 14

Sveglia e siamo tutti carichi in vista della pagaia. L’escursione in kayak ci attende. E ci attenderà molto. La responsabile del noleggio kayak non si presenterà. Ne approfittiamo per 40’ di calcio spettacolo. Il sottoscritto si piazza tra i pali e para tutto il parabile fino a quando si fa sul serio. Nel 2 vs. 2 i ragazzi trovano angoli impossibili e “bucano” il sottoscritto in più occasioni. Sudati e sporchi d’erba seguiamo un deciso Stefano che prende l’iniziativa, sgancia i kayak e ci veste di tutto punto. Iniziamo la traversata di un delizioso laghetto di nome Stokkseyri e dei suoi anfratti naturali. Il vento ci complica la vita ed il sottoscritto si stanca relativamente subito (ma anche il Gigione) e, soprattutto, compie due manovre di incastro e retromarcia non proprio olimpiche.

Una volta asciugati e saziati torniamo a Reykjavik per lo shopping finale (Goma batte Gigi, quest’anno…) e l’ultima birretta al Lebowski Bar (il nostro preferito). Rientro in ostello, cena finale al Grillhusid come ad inizio vacanza ed a letto presto per la sveglia delle 3.50! Impacchettiamo tutto, abbandoniamo vestiti e calzari  ormai dismessi e dopo un volo di 3h50’ ci ritroviamo a Malpensa dove un caldo afoso ci dà il benvenuto e noi ci salutiamo con la promessa e la speranza di rivederci presto.