Concorso Racconti 2014 – Mauro Giacobbo (Islanda)

Autore: Mauro Giacobbo
Viaggio: Islanda dal 19 al 26 agosto 2014 “Alla scoperta del sud dell’isola di fuoco e di ghiaccio”

La mia Islanda

Doveva essere Groenlandia.
Ero affascinato dal kayak tra gli icerberg, io che al solo pensiero di infilarmi in un siluro di plastica con tutta quell’acqua intorno mi viene male…ma tant’è, e anche il resto del tour pareva interessante.
Ma avevo il passaporto scaduto e non il tempo per rifarlo, e cartina d’Europa alla mano ho scelto l’Islanda. Oramai avevo deciso di partire e quest’isola pareva abbastanza lontana e particolare da non essere inflazionata dal turismo, interessante ma non così tanto da essere una prima scelta, e così la pensavo anch’io.
Allora non immaginavo nemmeno lontanamemte di quanto mi sarei ricreduto.
La visita a Reykjavik confermava l’impressione di partenza, una città carina in alcuni sui scorci con particolari curiosi e colori a volte inattesi, ma nel complesso non affascinante ai miei occhi come forse mi aspettavo da una capitale. Ho capito strada facendo che in un paese magico ai nostri occhi, ma dove vivere deve essere un tantino più faticoso che non da noi, la funzionalità ha necessariamente il sopravvento su ogni altra cosa, in ogni ambito.
L’incontro con Nicola mi ridà un pò di fiducia e il morale si alza ulteriormente con l’arrivo di Laura e successiva cena, la compagnia di una donna è sempre cosa gradita. Qualche pagina di libro e poi si dorme, e al mio risveglio trovo l’appartamente invaso da sconosciuti, gente che appare e scompare (Daniele), l’esuberanza di Angela innarrestabile “Andiamo a fare un giro al mare”…e durante quei passi (il primo mini-trekking della mia vita) ho piano piano lasciato che gli occhi si aprissero a guardare e non solo a vedere, ho smesso di sentire ed ho cercato di ascoltare, parole suoni odori rumori…
Ed è cominciata l’avventura.
Il furgoncino rosso abbastanza trasandato ma concreto da dare quella sensazione più di spedizione che di turismo, le fumarole mi hanno sorpreso ad occhi sgranati (quando i bambini fanno oooooh..), i fiumi caldi, le cascate, il vento prepotente più che forte, quella sequenza infinita di paesaggi neri e bruni, sempre simili e mai uguali, guardavo affascinato quel che poteva apparire come “nulla” e che invece riempiva i miei occhi come poche altre volte…e la donna con il rastrello (sembra il titolo di un quadro, e avrebbe potuto esserlo) che sistemava i sassi in una pietraia infinita, inspiegabile mistero d’Islanda, il piccolo agglomerato di costruzioni e tende lontano un’infinità da tutto e immerso, timido e rispettoso, in un luogo che richiederebbe una regola in più tra quelle della casa:”ATTENZIONE-luogo incontaminato-severamente vietato non vivere intensamente!”
Non faccio nemmeno in tempo a conoscere il nome di tutti che già contrattempi abbastanza estemporanei mettono alla prova la nostra convivenza, ma ognuno mette ciò che ha e alla partenza del nuovo giorno ero pronto ad accogliere ciò che mi avrebbe portato con una positività che non provavo da tempo.
E il tempo non mi ha deluso, e mi ha dato la possibilità di fare due viaggi contemporaneamente.
Uno attraverso una terra ferma in un passato remoto ma custode del verbo “divenire”, con i colori che vanno dal bianco trasparente dei ghiacci al nero profondo delle spiagge dova vanno a morire, e in mezzo ogni tono e sfumatura dei colori della terra, in forme ed aspetti inconsueti, a volte ammalianti. Mi è successo di dovere decidere se guardare lo spettacolo offerto dalla natura o dove mettevo i piedi per non sbatterci il naso, contro la natura..luoghi che ho fermato in istantanee e fotogrammi che mi riporteranno ogni volta a quelle sensazioni, la cui bellezza è apprezzabile fino in fondo solo da chi ci è stato.
I colori caldi del Landmannalaugar, con il fiume di lava e le colline dipinte da una mano morbida, le infinite cascate incontrate, alcune immense e altre nascoste ma sempre incredibili, le terme naturali, il viaggio tra gli iceberg e le foche, il ghiacciaio immenso del Vatnajokull, le rocce basaltiche, le spiagge nere animate dallo stridore delle pulcinelle e dei gabbiani, l’incredibile aurora boreale, gli spazi infiniti tra un paese e l’altro, lava che diventa lichene che diventa muschio che diventa vita…
E l’altro attraverso me stesso, grazie a persone così particolari che ognuna di loro mi ha lasciato qualcosa, facendo sì che anche il mio tempo fosse un costante divenire, vivendo ogni istante, felice di quelli vissuti e desideroso di averne ancora.
Grazie ai coniugi, tutti e quattro, sia come persone che come coppie, mi è piaciuto molto come riescono ad essere entrambe le cose, grazie a Laura per la sua presenza discreta ma indispensabile al gruppo (è grazie alla sua lungimiranza se siamo sopravvissuti in tempi di carestia), grazie a Michela per l’esuberanza contagiosa che abbiamo pian piano fatta nostra (ma che invidia che fa le foto in manuale), grazie a Gaia per la freschezza e spontaneità del suo essere giovane, che ha dimostrato come a volte volere sia potere (zanzariera docet)..e riprendendo i coniugi grazie ad Angela e Giovanni, incontenibili nell’ironia con cui affrontano il tempo e lo rendono leggero, e grazie ad Annalisa e Daniele, invidiabili nella sintonia che hanno e che ha dato un senso di benessere generale.
E poi Fabiana, un pò guida e un pò parte del gruppo, che con il suo sorriso sempre presente ha reso più facili anche momenti che non lo erano.
Tutto quello che c’è in mezzo lo abbiamo vissuto insieme..
Dopo questa settimana sono lo stesso di prima ma non sono più uguale, settimane così vorrei viverle ogni giorno.